By Neal Taparia - 7/23/2024
Il gioco del solitario rappresenta un ottimo allenamento per il cervello, contribuendo al miglioramento delle funzioni cognitive e allo sviluppo della memoria a breve termine. Un po’ come il sudoku e altri rompicapo di logica, infatti, anche il solitario Klondike si basa principalmente sul ragionamento e sulla risoluzione di problemi, il che sollecita il contatto tra i neuroni e mette al lavoro la corteccia entorinale.
Non è certamente un caso che, in ambito scientifico, il solitario si sia rivelato uno strumento formidabile per prevedere e diagnosticare alcune problematiche legate all’invecchiamento cerebrale. Oltre che un semplice gioco da tavola ideale per passare il tempo, insomma, questo ha un potere benefico incredibile sul cervello. Ecco, nello specifico, quali sono le 7 ragioni per cui giocare al solitario significa fare un enorme favore alla nostra materia grigia.
Giocare a solitario, sia fisicamente che su portali digitali come giochi solitario gratis, è un esercizio molto utile per migliorare la memoria a breve termine. La natura stessa del gioco richiede uno sforzo notevole nel ricordare le carte che sono già state pescate, i semi inseriti in ciascuna colonna e le scale che sono state disposte all’interno delle basi. Tale sforzo agisce in maniera diretta sul cervello attraverso il fenomeno della “neuroplasticità”.
Se posto nella condizione di dover memorizzare determinate informazioni con una certa costanza, infatti, il cervello è in grado di formare e di addestrare nuovi neuroni specializzati. Questo significa che giocare a solitario aiuta a consolidare i pilastri della memoria, facendo sì che questa possa essere sempre più utile nella vita quotidiana.
Spesso ci si riferisce al solitario semplicemente con il nome di “pazienza”, il quale lascia ben intendere quanto il gioco richieda una buona dose di calma e di pacifica concentrazione. Per vincere una partita di solitario Klondike, infatti, la pazienza è sicuramente una delle strategie più efficaci da adottare, oltre ad essere la benefica avversaria dell’impulsività per eccellenza.
Focalizzarsi attentamente sulle mosse e gli spostamenti di gioco aumenta i livelli di serotonina nel corpo, riducendo i livelli di stress e contribuendo alla solidità del sistema immunitario. I benefici che possono derivare da una partita di solitario, da questo punto di vista, sono simili a quelli fruibili da una sessione di plank o di esercizi addominali.
Spesso, durante la quotidianità, può capitare di sentirsi sopraffatti dagli impegni o dagli eventi da programmare. Che si tratti di organizzare un viaggio, di gestire mansioni lavorative o anche solo di preparare una lista della spesa, non è sempre facile agire come lucidi calcolatori. Ciò è dovuto principalmente ad una capacità di pianificazione non ottimale, per cui non si riesce a dare le giuste priorità ai compiti relativi al futuro immediato.
Da questo punto di vista, giocare al Klondike o ad una qualunque delle sue varianti, aiuta a mettere in ordine i pensieri. Fin dal momento in cui si deve organizzare il tableau di gioco, infatti, il giocatore è portato a dover pianificare non solo la mossa successiva, ma anche quelle che potrebbero rivelarsi utili nei prossimi minuti. Se, ad esempio, la priorità del giocatore è quella di riempire le basi, questa rimarrà tale anche durante gli spostamenti tra le varie colonne.
Niente rilassa di più come una partita al solitario. Questo gioco, infatti, rappresenta una sfida contro sé stessi, ed è l’ideale per trascorrere del tempo curando il proprio spazio personale. In più, ogni mano non prevede alcun limite di tempo. Il giocatore può tranquillamente dedicarsi al proprio solitario effettuando il numero di mosse che più ritiene opportune.
La possibilità, dunque, di prendere parte ad un gioco che non prevede alcuna accesa competitività e non aumenta i livelli di stress, fa del solitario un vero e proprio calmante al pari della camomilla. Non stupisce, infatti, che nell’antica Cina questo fosse il passatempo preferito dei saggi maestri dell’epoca Ming.
Durante una partita di solitario, il cervello è in grado di rilasciare una buona quantità di dopamine. La dopamina è un neurotrasmettitore che fa parte della famiglia delle catecolamine e che contribuisce a dare al giocatore una sensazione di piacere e di benessere. In parole povere, questa funziona come un vero e proprio messaggero chimico dei neuroni, e viene spedito in circolo dal cervello quando questo si aspetta una ricompensa.
Allo stesso modo, il solitario consente di fruire di un buon afflusso di serotonina, definita spesso come l’ormone della felicità e dell’euforia. Questa viene prodotta, generalmente, anche quando si prende parte a differenti tipologie di giochi di carte, perché stimola la reattività e spinge a voler completare un determinato obiettivo o a terminare un compito.
Trascorrere del tempo in solitudine ha spesso un effetto altamente terapeutico. Avere compagnia è piacevole, ma molte volte obbliga al rispetto di determinate convenzioni sociali e, di conseguenza, al vincolo di determinate libertà. Il solitario è un ottimo strumento per ritagliarsi del tempo per sé stessi e per ricaricarsi, specialmente per le persone particolarmente introverse.
Del resto, questo è certamente molto più coinvolgente e sano di qualsiasi altro mezzo di intrattenimento digitale, come la televisione o lo smartphone. Il solitario, insomma, aiuta a trasformare i momenti di solitudine in attimi di pace e relax da cui difficilmente si vorrà uscire.
Quando si gioca a solitario, così come a tantissimi altri giochi di carte per più giocatori, oltre alla strategia e alla concentrazione, è fondamentale avere un ottimo spirito di osservazione. Il famoso “sesto senso” di cui si parla spesso, infatti, molte volte si rivela determinante per raggiungere la conclusione di una partita.
Trattandosi di un gioco che ha in sé molta matematica, il solitario si basa anche e soprattutto sulla fortuna. Proprio per questo motivo affinare quello che gli antichi romani definivano l’“intuitu personae”, può essere un grande vantaggio sia nel mondo dei giochi che nella reale vita quotidiana.
Fatte tutte queste premesse, insomma, si può senza dubbio affermare che il solitario rappresenti un importantissimo stimolo per il cervello umano. Rilassa, contribuisce alla produzione di serotonina e dopamina e ha un impatto notevole sulla corteccia entorinale (l’area del cervello che si occupa di memorizzare).
Per fruire al meglio di tutti gli effetti benefici del solitario, tuttavia, è necessario giocarci con una certa costanza. Una partita al giorno, o anche un paio di partite alla settimana possono già fare la differenza e innescare quel portentoso fenomeno che è la neuroplasticità.